Grounding: contatto e connessione.
Feel, lean, heal.
“Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità.”
[A. Lowen]
Oggi vi parlerò del Grounding, della sua valenza bioenergetica e dell'utilità che può avere nell'aiutarci a fronteggiare alcune sensazioni negative quotidiane come aumenti improvvisi dell'ansia, disorientamento, panico, stati confusionali.
Io utilizzo il grounding nella mia pratica terapeutica, soprattutto in casi di iperattivazione ansiosa, disturbi di somatizzazione, disturbi del sonno e della regolazione emotiva, per favorire la riconnessione con una condizione di consapevolezza di Sè, del proprio corpo, della propria respirazione, della propria presenza.
Nelle prossime righe, proverò a spiegarvi brevemente in cosa consiste questa tecnica, suggerendovi anche piccoli e semplici esercizi da poter attuare quotidianamente, non soltanto in corrispondenza della percezione di malessere.
Cos'è il grounding? A cosa serve?
E' una tecnica che nasce nell'ambito degli studi bioenergetici, ormai utilizzata trasversalmente in molte dimensioni psicoterapiche oltre che in diverse discipline ed approcci olistici al benessere e alla cura della persona (yoga, qi gong...).
Il costrutto alla base è l'importanza di percepire la propria identità, la sua collocazione e la relazione con il terreno, considerando che per vivere in armonia, ed essere ben presenti, è necessario avere un buon contatto con la terra, bisogna essere “radicati”. E' necessario insomma rimanere in contatto con il proprio corpo, con il momento presente e le sensazioni percepite.
Essere radicati non significa esclusivamente rimanere immobili, ma imparare a percepire il contatto con la terra e prendersi cura di questa continua relazione.
In cosa consiste?
Tenendo a mente l'importanza del contatto, della connessione e dello scambio energetico con la terra, è possibile allenarsi ad ascoltare le proprie sensazioni, imparando a rimenere nel momento presente e a conoscere le proprie percezioni corporee. L'idea alla base del grounding è che ci sia un'importante relazione tra il modo che abbiamo di approcciarci al terreno, attraverso il contatto e l'aderenza dei piedi con le superfici, e il sentirci sostenuti e contenuti emotivamente. Il contatto con la terra, è quindi anche connessione e riappropiazione del nostro trascorso e della nostra origine, e ci aiuta a ristrutturare una consapevolezza di noi stessi, della nostra presenza e del nostro radicamento. Rimanda alle nostre esperienze affettive di base e rievoca l'origine di ogni processo psicocorporeo.
Molti sono i momenti, lo esprime bene il dire comune, in cui "non sentiamo più la terra sotto i nostri piedi". In queste fasi -che clinicamente possono assumere connotazioni anche gravose - riappropriarsi del contatto con la terra e del valore della propria presenza, del proprio peso e della propria collocazione, può dimostrarsi essenziale.
Facciamo pratica
Nella mia pratica terapeutica, utilizzo il grounding come mezzo di allenamento quotidiano e continuo alla percezione dei confini del proprio corpo; considerando che imparare a percepire le caratteristiche della nostra pelle, la sua permeabilità e sensibilità, possa aiutarci nell'esplorazione della nostra identità, della sua collocazione e del suo radicamento; nella conoscenza, insomma, della nostra pelle psichica.
Di seguito alcuni semplici "esercizi" per fare pratica quotidiana di grounding (molto utili anche in questo periodo di quarantena). Consiglio molto frequentemente questo tipo di pratica, anche ai bambini! In situazioni di sofferenza specifica o marcata però è necessario delinearle attentmente insieme a un professionista, valutando anche l'indicazione a un trattemento psicoterapeutico combinato.
- Posizionati in piedi, scalzo, assumendo una postura il più possibile rilassata.
- Prova a fare qualche passo in avanti e allenati ad approfondire la percezione dell'aderenza di tallone e punta con la superficie.
- Ascolta la tua respirazione normalmente, senza attuare nessuna distorsione o forzatura. Quando hai raggiunto una condizione di tranquillità prova ad allungare lievemente la fase di espirazione.
- Soffermati con il pensiero sulle estremità del tuo corpo, sentendo dapprima il peso delle mani che pendono verso il terreno per poi focalizzarti sui piedi. Poni attenzione al peso del corpo che si distribuisce sulle gambe e sui piedi.
- Quando senti di percepire bene l'aderenza dei piedi al terreno, immagina delle radici che ancorano i tuoi piedi al terreno sul quale poggiano. Percepisci gradualmente la forza e la consistenza del legame con il terreno.
- Attua una respirazione profonda, provando ad intensificare la percezione del legame con la terra attraverso i piedi. Se te la senti e percepisci un buon ancoraggio, puoi estendere le braccia verso l'alto, interpretando una connessione energetica tra il cielo e la terra.
Il grounding, insieme ad altre tecniche, alcune delle quali di competenza psicoterapeutica, può dimostrarsi molto utile sia in dimensioni di sofferenza acuta che come quotidiano allenamento ed esperienza di benessere. Ecco alcune delle situazioni in cui utilizzo il grounding in integrazione al trattamento psicologico-clinico:
- Difficoltà nel mantenimento del controllo e nella regolazione della rabbia e dell'aggressività.
- Ansia generalizzata, claustrofobia, panico.
- Difficoltà nell'espressione di emozioni positive e nella gestione delle relazioni interpersonali.
- DOP e ADHD (in età evolutiva)
- Disturbi da sintomi somatici (cefalea persistente, colon irritabile, colite/gastrite, epigastralgia).
- Iperemesi gravidica
Per maggiori informazioni sul grounding e sulla sua efficacia e applicabilità clinica, contattami!
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